io Davide Crescini
Intervenire sulla materia e con la materia alla ricerca di realtà.
biografia
Davide Crescini è nato nell’ottobre del 1966 a Venezia da madre norvegese e padre veneziano, si è diplomato
all’Istituto Statale d’Arte nel settore arte dei metalli e dell’oreficeria. Successivamente al diploma ha
approfondito le sue conoscenze teoriche e pratiche frequentando un corso di specializzazione presso la Scuola
Arte e Mestieri di Vicenza.
Nel 1990 ha iniziato la sua attività come artigiano orafo aprendo un proprio laboratorio dove ha potuto
mettere in pratica le capacità acquisite e l’esperienza maturata anche dopo un periodo di lavoro in una nota
fabbrica orafa di Vicenza. Nell’anno 2002/03 ha svolto, presso la scuola ultima menzionata, attività di docente
insegnando "modellazione dei metalli preziosi".
Durante questi anni ha seguito con grande passione l’arte, dedicandosi in special modo al disegno e alla
pittura, modificando e integrando tecniche e metodi sino a raggiungere, attraverso l’uso di sabbia e colori
ad olio, quelli che erano i suoi propositi stilistici.
Ha esposto con una personale alla: galleria "La Cella"
nel giugno 2004, alla galleria "Don Luigi Sturzo" nel febbraio/marzo 2005 ed alla galleria "El Setze" di
Martorell (Barcellona) nel luglio/agosto 2006.
Stimolato da nuove e continue esigenze personali prosegue la sua ricerca artistica-pittorica nel laboratorio
galleria in Mestre dove i suoi quadri sono in mostra permanente in Via Olivi 55 – 30171 Mestre-Venezia tel. 041/976634
le crictiche
di Giulio Gasparotti...
Le tecniche miste che Davide Crescini presenta, memorizzano una Venezia alternativa in una temporalità ambientale
trasformata nell’enigma di tesori antichi, di silenzi germinati dai tagli visivi, che muovono all’interno di ogni
sequenza architettonica.
Non è che si vedano due realtà discordanti neppure il declino della città. La dilatazione dimensionale è quasi
l’articolazione onirica delle qualità scenografiche di palazzi, di tetti, di facciate, di apertura fantastica,
un tantino ironica se si vuole, ma di perfetta ricettività di nuove forme e di nuovi immaginari tali da mostrare
gli spazi frammentati e scorciati nei vuoti e nei pieni. Stilizzati per essere focalizzati e correlati linearmente
in una tipologia di dissimetrie strutturali considerate come luogo di esigenze di realizzazione espressiva.
Un orologio che segna le scansioni e contrappunti cromatici in una sorta di veduta ideata, spinta a cogliere la
singolarità al di là delle comuni apparenze.
La prospettiva non impoverisce il soggetto, non lo riduce, lo fa al contrario spostare in più direzioni legando
gli elementi reali a un racconto fiabesco e tentando la divagazione inventiva per modificare i particolari ambientali
razionalizzando le analogie.
La città tradizionale rimane, sia pure in fuga ottica. Persiste lo spettacolo dell’incontro veneziano urbano,
aggiungendo la provocazione materica di pigmenti idonei alle regole dell’armonia.
Crescini, penso voglia comunicare una sensazione a sorpresa "sur le motif", con flessibilità linguistica che
ne garantisca ritmo e continuità, inglobando la vitalità organica del concetto architettonico.
Prof. Giulio Gasparotti
Davide Crescini: Venezia e la solitudine del Minotauro... di Ivàn Sànchez
Venezia è una città strana. Come i sogni, irreale. In Venezia non conta né lo spazio né il tempo; vive tanto isolata dalle brutture del mondo al punto da varcare i limiti della bussola. Venezia consiste di una prospettiva particolare dove i punti di riferimento si disordinano capricciosamente. Quando immaginarono il labirinto del Minotauro, pensarono a una Venezia disabitata.
In Venezia coabitano varie Venezie allo stesso tempo. La storia della città è un incrocio infinito di culture e di facce, per questo la Venezia diurna non assomiglia affatto a quella notturna. Quando scende la notte e le calli si svuotano dai turisti e dai romantici cafoni, il viandante si ricopre nell’eco dei suoi stessi passi sopra i lastroni veneziani. Le ombre che si creano, quando le nostre allo stesso modo, proiettano il ricordo di un Perseo disperato… o di un mostro condannato alla perpetua solitudine.
Venezia è una città di illusioni e sogni di caramelle e giocattoli. Soprattutto di giocattoli. La costruzione con moduli di un " meccano gigante " di diversi colori, tra solchi d’ acqua per permettere alla luna di brillare in ogni calle. Cosi di notte appare, come per magia, una Venezia identica immersa sotto la superficie di uno specchio.
Davide Crescini colleziona, come le più strane farfalle tutte le Venezie nascoste. Tutte sembrano uguali, però ognuna è differente. La sua opera, come la vita, è riempita di ossessioni:canali, facciate, porte e scale si ripetono una volta ancora dai diversi punti di vista. Anche se dipingerà nuovamente lo stesso angolo, questo cambierà ancora.
Davide vede Venezia in ogni Venezia: una Venezia colorita e onirica, una Venezia di movimenti sventati, una Venezia mai oscura ne sporca. Nei suoi paesaggi di calli spuntano visi antropomorfi che ci spiano cinicamente, che sorridono con ironico scherno, che minacciano di propinare un morso alla nostra anima prima di annegare il corpo nel fondo di un canale… Andare per Venezia colpisce irrimediabilmente il viandante, anche nel caso sia deserta senza rimedio.
Sebbene Davide titola le sue opere, tra il 2000 e il 2006, come "Città Morta", Venezia è pur sempre una città molto viva. Nei suoi quadri ha captato la personalità nascosta, in ogni angolo dell’architettura urbana di Venezia, la complessità di una ritorta sponda, il ghigno delle finestre di una parete di pietra, la tristezza di un corrimano senza lusinga, il valzer dei mattoni di un muro silenzioso, la lubrica passione degli arabeschi di una grata, la tradita innocenza nel riflesso di un occhio di un ponte nell’acqua…
Nel secolo XX, Francesc Pujols sosteneva che Gaudì offriva una flessibile organicità all’architettura. Nel secolo XXI, il professor Giulio Gasparotti disse lo stesso dell’opera di Davide. Il suo stile e molto debitore alle tecniche dell’illustrazione classica, dell’incisione, e anche del fumetto ( Davide ci riporta agli sfondi di Vittorio Giardino, per i suoi colori e a Pasqual Ferry, per le sue forme.
Artigiano orafo, maestro del modellato della foglia preziosa, pittore della "urbe ignota". Davide lavora con colori ad olio e sabbia che raschia con finissima sensualità, con la delicatezza con la quale si cesella la fragilità di un sogno, del tramonto color caramello di una città di giocattoli, dell’eco infinito di passi nel silenzio e dell’terna solitudine del Minotauro.
Ivàn Sànchez